
Produzioni diffuse
La Fondazione Egri, Centro di Rilevante Interesse per la Danza, promuove da anni processi di ricerca artistica capaci di generare produzioni uniche, nate da percorsi lontani dalle logiche tradizionali dello studio di danza.
Con Produzioni Diffuse la Fondazione dà spazio a opere che si nutrono di sperimentazione, incontri e dialoghi trasversali, mettendo al centro l’esperienza umana e la relazione con lo spettatore.
Esempi di questo approccio sono progetti come EarthHeart – Il cuore della Terra, sviluppato a partire dall’immersione dei danzatori nella natura, e My Own Apocalypse, che si costruisce nell’intimità di incontri individuali tra pubblico, coreografo, drammaturga e danzatori.
Un percorso di ricerca continua, che ridefinisce i confini della creazione coreografica e apre nuove prospettive sul rapporto tra arte, corpo e società.
EartHeart
il cuore della terra
EartHeart - il cuore della terra è un progetto di produzione diffusa ideato da Raphael Bianco per la Compagnia EgriBiancoDanza. Questo progetto si è evoluto attraverso diverse fasi, iniziando esperienze individuali dei danzatori in vari ecosemi naturali, focalizzate sulla ricerca gestuale che ha portato a un'installazione performativa. Successivamente, gli incontri con il pubblico hanno arricchito e guidato il lavoro del coreografo e dei danzatori, culminando in uno spettacolo teatrale che fonde danza e tecnologia, evidenziando il potere della natura sull'uomo.
My Own Apocalypse
work in progress
My own apocalypse è la prima fase di una produzione diffusa e partecipata che il coreografo Raphael Bianco intende realizzare nel corso dei prossimi mesi. Come ormai costante nelle sue recenti creazioni, è presente nell’iter di produzione uno spazio molto ampio dedicato all’esperienza di ricerca condivisa col pubblico e con i cittadini e comunità di vario genere ed estrazione sociale. In questo primo step produttivo la riflessione del coreografo si focalizza sul rapporto fra micro apocalisse e macro apocalisse. La nuova creazione, infatti, è dedicata all’iter di una catastrofe vissuta e superata dal genere umano, e si alimenta e si arricchisce, nelle sue fasi iniziali, delle esperienze individuali, confessioni e testimonianze che convergono in uno spazio di cura e ascolto attraverso il solo gesto e il suo rapporto con la parola scritta. Lo step creativo si divide in due fasi, una prima fase di empatia ed una seconda di restituzione. L’idea della prima fase di My own apocalypse è la composizione di un mosaico di parole di cui si fanno portatori i cittadini che vorranno metabolizzare la loropropria apocalisse personale più o meno recente, sintetizzato in una parola scritta e consegnata ai danzatori.